martedì 10 novembre 2009

Lo strano racconto di come un bidone abbia suonato per 8 volte e mezzo

Questa mattina la sveglia era alle 7.17.
Le 7.15? Bah, banale, il quarto tondo tondo. Tantomeno un 7.20.
Prima o dopo è o troppo presto o troppo tardi.
Escluso.
I numeri pari di per sè sono banali. Troppo facilmente divisibili.
Il numero 19, bè quello sì era un buon numero.
Ero indeciso tra quale fosse il meno banale, ma mi ero già svegliato alle 7.19 tre giorni fa.
Certo, ripetere solo a tre giorni di distanza.
Chi se lo aspetta?
Uno piuttosto penserebbe: "visto che ti sei svegliato alle 7.19 pochi giorni fa, mi aspetto che decida di svegliarti, appunto, alle 7.17". Ovvio, fin troppo facile.
E allora, mi sveglio alle 7.19.
Però sarebbe la seconda volta.
2.
Che però è un numero pari.
O riuscissi a mettere contemporaneamente due sveglie alle 7.19, così da potermi svegliare, per la terza volta alle 7.19.
Però... il 3.
E' il numero perfetto. Troppo perfetto per essere il numero giusto. Troppo celebrativo. Il numero perfetto è perfetto. Sarebbe una ripetizione.
4 pari.
5 troppo a metà nella scalata al 10.
Di nuovo un numero pari col 6.
Il 7... noooo, poi sembrerebbe una citazione ai 7 Samurai di Kurosawa. Troppo facile come citazione. Piuttosto dovrei citare qualcosa di più sconosciuto.
Però che banalità.
Tutti cercano di citare qualcosa di assolutamente sconosciuto. Così tanto sconosciuta da esserlo per davvero, e perdere l'importanza... dell'importanza appunto. Insomma, potrei inventarmi un titolo che sarebbe la stessa cosa.
Quindi.
Procedendo con disordine (troppo banale procedere con ordine!)
L'8 e il 10 sono numeri pari.
In mezzo il nove.
La citazione trash-pop con 9 settimane e mezzo è proprio dietro l'angolo.
Però come te l'aspetti una citazione pop applicata al numero di sveglie che dovrebbero suonare contemporaneamente alle 7.19?
Vada per le 9 sveglie...
...già, e con la mezza sveglia in più come faccio?
Così ho fatto la cosa meno banale del mondo.
Sono uscito di casa.
Sono andato a piedi in stazione. Ho preso il treno per Magenta.
Da lì ho aspettato circa una mezz'ora col pollice alzato, in mezzo allo stradone. Si è fermato un camioncino a cui ho scroccato un passaggio per Romentino.
Poi pullman per corso della Vittoria, a Novara, e poi a piedi fino al supermercato che sta all'angolo.
All'angolo dietro casa mia.
Ho comprato 9 sveglie, tutte di plastica blu, da mettere di fianco alla sveglia sul comodino.
La nona sveglia l'ho attentamente tagliata a metà. Molto attentamente, tanto da lasciarla funzionante.
E poi ho puntato 9 sveglie e mezzo alle 7.19.
Di corsa a dormire, che grande idea mi avrebbe svegliato l'indomani.
E l'indomani, alle 6.40 ho aperto gli occhi, ho bevuto un bicchiere d'acqua e ricontrollato tutte le sveglie. Mi stavo già per rimettere a dormire quando un'idea assolutamente geniale mi è esplosa nel cervello come esplode una bombola di gas nell'appartamento di un'anziana rumena (quando si è mai vista un'anziana rumena in un appartamento? questo sì che non è banale come paragone).
Insomma.
Tornando all'illuminazione.
Ho preso tutte le otto sveglie e mezzo blu e le ho buttate nel bidone. Mentre la mia vecchia sveglia l'ho puntata alle 7.17.
E qui il doppio colpo di genio. Metterla alle 7.17 e anticipare di 2 minuti, cosa talmente banale, da risultare assolutamente inaspettata.
Dio che giornata non banale mi aspettava!
L'avrei scritto anche sul muro, di fronte al mio citofono.
Quello con su scritto: L. Squarzoni.
p.s.: due minuti dopo le 7.17 un bidone ha suonato per 8 volte e mezzo.

lunedì 2 novembre 2009

L'ufficio al secondo piano

"E' permesso?"
Barbie si guardò attorno. L'ufficio era completamente vuoto.
"Ehilà, c'è qualcuno?"
Due scrivanie una di fianco all'altra perfettamente speculari.
Lampade sul lato interno. Telefoni su quello esterno.
Drìììììn.
Uno dei due telefoni cominciò a squillare.
"Ehi, c'è nessuno? Squilla un telefono qui!".
Barbie alzò la cornetta.
"Pronto?" - disse.
"Oh bbbella, no scusa bbbella, ma cioè bbbella devi aiutarmi tu bbbella" - disse la voce dall'altro capo.
"Mi scusi?"
"Bbbella scusami tu davvero bbbella, ma devi aiutarmi al volo".
"Senta mi scusi ma è il mio primo giorno di lavoro qui" - disse Barbie - "sono sola... e poi, non capisco una parola di quello che dice!".
"Il tuo primo? No scusa bbbella ma tu chi sei? Dov'è finita la Signora Fletcher?"
"La signora Fletcher è a casa, a Cabot Cove, sono stata assunta io come sostituzione maternità"
"Maternità? Cioè bbbella scusa bbbella ma la Fletcher è rimasta incinta?"
"Sì"
"Cosaaa??? E chi diavolo... senti bbbella, scusami, ma passami l'altro bbbella".
"Ma ci sono solo io qui".
E proprio mentre Barbie ripeteva le esatte parole, la porta di fronte a lei, proprio in mezzo all'ufficio e con sopra scritto toilette si aprì.
"Gesù Cristo che cagata!" disse spalancando la porta.
Appoggiò il forcone sulla sua scrivania e poi guardò Barbie.
"Sei la nuova?" disse.
"Sì".
"Uff... immagino dovrò spiegari alcune cose. Bè, la tunica bianca, l'aureola e le ali sono su quell'attaccapanni lì" disse indicandoglielo.
"Piacere, Barbie" disse lei allungando la mano.
"Massimiliano Paoli, piacere mio".
"Massimiliano Paoli? Ma te non eri il vecchio batterista dei Beat'rs?"
"Sì ma da quando ha chiuso il Cantù ho trovato solo questo"
"A proposito" disse Barbie allungandogli la cornetta "credo vogliano te".
Max ci rispose dentro. "Ah, sei tu" disse "è il capo!" sussurrò a Barbie coprendo con la mano la cornetta.
"Sì? Sì? Sì?"
"Bè, io gli risponderei con un growl... sì sì... vai di growl... no l'angioletto è impegnato adesso, devi accontentarti della risposta del diavoletto. Quindi, vai di growl".
.
.
.
.
Bigné dopo aver abbaiato per mezz'ora consecutiva guardò Fabri.
Il loro sguardo s'incrociò per un secondo.
Fu in quel momento che Fabri rispose al suo continuo abbaiare: "GGGGGGRRRRRRRRRHOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!"

venerdì 30 ottobre 2009

la cavalcata dell'Orso Tozzi

Immaginate il suono di una grotta.
Immaginatevi quel silenzio, rotto solo da una piccola goccia d'acqua, che di tanto intanto cade in una pozza sottostante. E immaginatevi l'eco metallico di quel suono, che rimbalza e sbatte fino a rompersi e somparire dentro la gola della grotta.
Ora prendete questo suono. E lasciate che sia la colonna sonora di quel che sto per raccontarvi.
La grotta.
La goccia.
Il suo eco.
Quando avevo 14 anni non ero così.
Decisamente non ero così.
Ero invecchiato prematuramente. I medici dicevano si trattasse di una malattia rarissima, dove il corpo accelerava il suo processo di invecchiamento.
Avevo 14 anni. Ero grasso, senza un capello, ed ero disperato.
L'emarginazione, di cui ero vittima, era alimentata anche dal mio essere omosessuale, e apertamente innamorato di un ragazzo dai capelli rossi, Luigi, detto Luigi, ma a volte anche Gigi.
Non vi sorprenderà quindi sapere che una notte d'estate, nell'angolo più remoto della torre di casa, incontrai Lucifero in persona.
"Farei qualsiasi cosa" gli dissi "pur di non essere quel che sono!"
Lucifero appoggiò la ventiquattrore su un tavolino. La aprì e tirò fuori un contratto. Prese dei piccoli occhiali da vista dalla tasca della giacca e vi estrasse anche una penna.
C'era tutta la mia anima, riscritta e ridisegnata in 154 fogli in formato A4.
"Chi vuoi diventare" mi disse.
Abbassai gli occhi e pensai a Gigi. Mi venne in mente suo fratello Federico.
"Voglio essere schifosamente Brit!" urlai.
"Bene!" urlò anche il diavolo "e sarai così fottutamente Brit, così dannatamente Brit, così schifosamente Brit da avere anche i peli dei genitali a forma di Union Jack.
Così sia.
Ed eccomi. Qui, di nuovo nella mia grotta.
Vi ricordate la goccia e l'eco? Il suono silenzioso di quel nulla?
Ogni tanto sento una voce in fondo a quel buio. Una voce che risale tutta la gola. Che corre lungo le pareti della grotta. Che mi assale, mi spaventa, mi minaccia, mi atterrisce, mi smarrisce...
"...DANIIIIIIII"
Come, cosa... dove sono?
Mi guardo attorno. Di nuovo la sala prove.
Gli altri che mi guardano.
"Eh, dimmi?"
"Hai capito in che punto ti devi fermare?"
Non dirgli della grotta, non dirglielo. Non dirgli di Gigi, nessuno deve saperlo.
"..."
"Dani?"
"..."
"Dani?"
"Sì ciccio non ti preoccupare... mi fermo prima della grotta"

martedì 20 ottobre 2009

L'importanza di contrarsi

Ci sono un po' di novità da cagar fuori. Prima di tutte, l'importanza della contrazione. I Carpet Beaters, adesso, sono i Carpet Beat'rs. Così, contratti. Non ancora per contratto, ma comunque con tratti che delineano già quello che saranno nel nuovo album. A tratti. Ma anche attratti da un percorso di crescita ancora molto astratto, ma che già puoi sentire al tatto. L'importanza di contrarsi, l'importanza di chiamarsi Odilia, Fedora o Ofelia. Ma anche l'importanza di mangiare le Ofelle a Parona. Le Parelle. L'importanza di portare le bretelle. Come il Monviso. L'importanza di aver un bel peso. Come la Tettaran. Che dice che viene, ma poi tira fuori una tetta dalla porta e citofona in sala prove. L'importanza di avere un citofono in sala prove. L'importanza anche di essere àfono in sala prove. Insomma, c'erano un po' di novità da cagar fuori, ma ci fermiamo qui. L'importanza di fermarsi. L'importanza di cont'rsi. I v'stri Carpet Beat'rs

giovedì 8 ottobre 2009

Ma ieri?

Possibile che ieri non sia successo proprio nulla di nulla?
Il blog vuoto, senza nemmeno una parolina di conforto.
Nemmeno un punto. Un piccolo, microscopico punticino a dire: "no no, noi beat'rs ci siamo sempre".
Bè, esserci ci siamo, che cazzo credete... brutti froci! Maledetti stronzi, altro che non ci siamo!!!
Comunque.
...no non abbiamo un cazzo da dire, è vero. Stasera le prove, bla bla, badibibubidibu...

Visto che non abbiamo nulla da dirvi perlomeno vi faremo vedere la copertina del primo singolo dei Beat'rs, datato 2005 con Lasciami e Troverai (ora La finestra della dacia)
Max, Monviso, Ste e Marco, con dei soprannomi assurdi, rispettivamente: Mazza Pazza, Anaconda, Alf Sisòn e Markel Porkel.





martedì 6 ottobre 2009

Toc, toc!

Con 'sto freddo e con 'sto vento, chi è che bussa a 'sto convento?
Sono il vicino.
Che strano accento, amico vicino, che al massimo chiami per lamentar certi suoni.
Sono il vicino.
Vicino dall'animo misericordioso, cosa ti spinge fino all'estrema latitudine della nostra sala prove?
Sono il vicino, apre.
Certo, non ti offenderai se nell'atto di aprir la porta, reggessimo in mano dei bastoni.
Apre apre, sono il vicino.
La porta si apre, ma non è il vicino, o almeno non è come lo ricordiamo.
E' piuttosto un voivòda a capo della più giovane unità militare di bambini, che corrono per il cortile come topi.
Ciao amicu, volevo chiedere se serve quella legna.
I BAN...HALI?
Ma se te li lasciamo ci spieghi, benedetto figliolo, noi cosa lecchiamo?
Sentiamo un grugnito e guardiamo al cielo.
Qualcuno, per sicurezza, lo nomina ripetutamente e non proprio ivano.
E adesso?
Che facciamo?
Lo assecondiamo.
Sì prendili tutti, al massimo leccheremo quelli che abbiamo qui.
Voi, siete musicisti? Suonate? Ma c'è anche la batteria? Posso vederla?
C'è una scena, nel film "JFK", dove un agente della CIA o va a capire è di fronte alla casa di Kevin Costner. Seduto in macchina. Kevin Costner si avvicina: "Tatanka"... no Kevin, quello è un altro film, così il tizio gli dice: "è bello essere padri".
Addio, caro Microkorg, compagno di mille suoni stupidi. T'immagino in qualche roulotte, mentre accompagni un pezzo gitano.
Ochei ochei, adesso, conto quattro e cominciamo da strofa.
uno, due quattro:
"sei ancora qui,
ma non posso più usarti
e mi costi
ho promesso, non ti lavo più i vetriiii".
Bello, piace molto, canzone gitana rivoluzionari. Siamo nuovi Clash. Nostro nome: "Carpet Romers", ma chiamateci "The Rom'rs"

Ho una canzone che mi passa per la testa, e fa...

Synth: "uuuuaaaaaauuuugggghhhh"
Piano: "pum pim pum pam pum"
Batteria: "tz tz, tztz tz tztz"
Chitarra: "tirututirututi tirututirututitì"
Basso: "bom bom bom"

Questo per due minuti e mezzo, poi parte il pezzo così:

ta-da-bam! nananananana ta-da-bam!


ecc.

Insomma, un gran pezzo.